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Opere Pubblicate

Di seguito sono riportate in ordine cronologico le opere dell'autore

Purtroppo alcune di queste non sono più sul mercato

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01

Lotte contadine nell’isola di Ariano, Minelliana Rovigo 1984

In questa documentata ricostruzione della vita e delle vicende dell’ex distretto di Ariano Polesine, vengono presi in considerazione i principali aspetti storiograficamente rilevanti: dalla coltivazione del riso alle poche attività di tipo industriale, tra le quali emerge la fabbrica-officina dei fratelli Gaetano e Federico Violati-Tescari che producono e commerciano con successo innovativi aratri meccanici. La bonifica dell’isola di Ariano (1900-1904) diffonde speranze di sviluppo e di miglioramento economico-sociale. Aumenta la popolazione. Nascono le prime leghe di miglioramento tra i lavoratori della terra. Si diffonde l’ideologia socialista. La forza lavoro eccedente trova sfogo nei vicini latifondi da tempo bonificati del Basso Ferrarese. Lo sciopero dei lavoratori della terra del 1908, di ispirazione riformista, persegue obiettivi di miglioramento salariale, quello del 1912 (di orientamento sindacalista) punterà anche sulla gestione della mano d’opera organizzata. Le iniziative dei cattolici sul piano sociale sono scarsamente incisive, ma sono presenti con l’istituzione di una cassa rurale a Corbola che consente l’accesso al credito dei piccoli e piccolissimi proprietari e fittavoli.

02

La questione del passo nell’ex frontiera austro-pontificia di Goro-Gorino
Arti Grafiche Diemme, Taglio di Po, 1991

Il saggio, “per il controllo impeccabile della documentazione e la stesura priva di smagliature” scrive Valentino Zaghi, appartiene alle microstorie che la storiografia contemporanea è in grado di inserire in contesti più vasti valorizzandone le peculiarità positive. La controversa questione del passo tra Polesine e Ferrarese in un periodo cruciale per la nascita del Regno d’Italia rimanda alla sorveglianza armata e alle restrizioni che l’autorità austriaca pose in essere sulla sponda sinistra, linea di confine fra Stati. Ma la lunga e pacifica tradizione di convivenza tra le popolazioni contermini, cementata da rapporti economici, sociali, religiosi, pur compressa, ne uscirà rafforzata.

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Il distretto di Ariano tra il 1848 e il primo Novecento. La sfida dei programmi di storia nella scuola elementare, Arti Grafiche Diemme, Taglio di Po, 1996

L’importanza degli eventi politico insurrezionali che si manifestarono in Italia e in Europa nel 1848 è unanimemente riconosciuta. Ma, mentre esistono esaurienti studi sulla nascita e sulla caduta della Repubblica di San Marco presieduta da Daniele Manin, poco o nulla sappiamo dei fatti avvenuti nelle campagne e nei centri minori del Basso Polesine. Ariano austriaco, comune di tremila abitanti, come interpretò il suo ruolo di capoluogo distrettuale? Quali iniziative i cittadini intrapresero per governare un brevissimo periodo di autonomia municipale? Emergono due tendenze contrapposte in nome della stessa libertà: l’una ispirata alla cultura liberal - moderata, l’altra, intrisa di umori ultra localistici, che privilegia l’azione diretta e di piazza.

La seconda parte del libro completa il quadro delineato nel volume “Lotte contadine nell’Isola di Ariano”. Protagonista è la classe dirigente locale vista attraverso la lente delle scelte amministrative operate. Quale progetto elaborò e perseguì il Consiglio comunale di Ariano nel primo decennio del Novecento per far fronte alle accresciute esigenze della popolazione dopo il compimento della bonifica?

Seguono due contributi sull’introduzione di studi e ricerche di storia locale. Prendono lo spunto da alcuni articoli pubblicati nel 1906 sull’abolizione della detestata tassa di pedaggio sul ponte di Corbola per approfondire il significato della storia nei nuovi programmi della scuola primaria (1985).

04

Il Taglio di Porto Viro, aspetti politico diplomatici e territoriali di un intervento idraulico nel Delta del Po (1598-1648), Arti Grafiche Diemme, Taglio di Po, 2005

Edito in occasione del 400° anniversario del taglio del Po organizzato dalla Regione Veneto presso il Museo della Bonifica di Ca’ Vendramin il 28 maggio 2005, il libro descrive che cosa rappresentò, come si svolse e quali conseguenze ebbe la colossale opera idraulica nota come il Taglio di Porto Viro, portata a termine dalla Serenissima Repubblica di Venezia il 16 settembre 1604, che salvò dall’interramento la laguna e segnò il passaggio del delta rinascimentale al delta moderno.

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La diversione del Po non è soltanto un riuscito capolavoro di ingegneria idraulica, ma un vero e proprio evento storico “poiché innesca un meccanismo che avrà risvolti importanti sulla vita presente e futura degli uomini, almeno per l’area orientale del Polesine. È un evento perché ha mutato il prevedibile corso degli avvenimenti e attivato una serie di condizioni che porteranno a una modificazione dell’idrografia, degli insediamenti umani, dell’economia. È un evento perché il continente emerso dai bassi fondali dell’Adriatico dovrà sempre interagire con l’uomo, che correggerà le azioni e le reazioni della natura, costruirà difese, darà vita a comunità attorno alle case padronali e ad un paesaggio agrario particolare. L’evento taglio ha messo in moto un processo che in qualche modo ancor oggi continua alimentando speranze e occasioni di sviluppo”.

L’opera è stata segnala dalla giuria nel concorso “Premio Brunacci” organizzato dalla biblioteca della città di Monselice, sezione “storia e civiltà veneta”, XXII edizione 2005. “Consultando una vera e propria mole di documenti, molti dei quali custoditi nell’archivio vaticano - scrive Sergio Garbato ne Il Resto del Carlino del 13-10-2005 - lo studioso e storico arianese Aldo Tumiatti è riuscito non solamente a ricostruire una vicenda complessa, ma a chiarire fino in fondo il gioco delle responsabilità, il ruolo di ambasciatori e potentati locali, la professionalità degli stessi costruttori, dagli ingegneri di chi ha materialmente scavato il lungo canale, riuscendo anche a inseguire negli anni le ulteriori vicende del Taglio”.

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05

Comunità e Parrocchia di Ariano dal taglio di Porto Viro alla rotta di Corbola (1600-1705), Arti Grafiche Diemme, Taglio di Po, 2008

Gli estremi cronologici entro i quali si collocano le vicende della Comunità di Ariano coincidono con l’inizio del Taglio di Porto Viro (1600), opera idraulica che diede origine all’attuale conformazione del delta del Po e la meno nota ma spaventosa rotta del Po Grande a Corbola agli inizi del secolo successivo (1705) che, lasciata aperta per 15 anni, determinò l’innalzamento della vasta depressione valliva dell’isola. In quel tempo la Comunità di Ariano, parte integrante dello Stato della Chiesa, esercitava la propria giurisdizione anche sopra una fascia in destra Po di Goro da Serravalle al mare e rivestiva notevole importanza per il traffico fluviale sul Goro diretto a o proveniente da Ferrara. 

Lungo il filo conduttore di due istituzioni secolari, ma con l’invalicabile limite della scarsità o mancanza di documenti, appare sulla scena una variegata schiera di individui, uomini di chiesa o del popolo, governanti e governati con i loro modi di pensare e di agire. Le confraternite, organizzazioni laicali, rivestivano un ruolo attivo nel tessuto sociale non solo nelle forme visibili del culto, ma anche nella gestione di risorse e beni loro affidati mediante disposizioni testamentarie. Colpisce la presenza di molti oratori, piccoli edifici sacri eretti dalla volontà popolare: essi parlano delle speranze, delle paure, dei bisogni della gente. Un complesso edilizio di cui s’è persa la memoria caratterizzava lo spazio urbano di Ariano nei secoli XVII e XVIII: la chiesa di san Nicolò e il convento dei frati francescani riformati, beni confiscati da Napoleone Bonaparte e in seguito demoliti. Tra i molti elementi portati in luce dalla ricerca si nota la responsabilità dimostrata dagli amministratori nella gestione della cosa pubblica e la politica di assegnazione in enfiteusi di estesi territori comunali nella parte orientale dell’isola ad esponenti della nobiltà ferrarese (Trotti, Rossetti), che rappresenta una scelta tanto a favore dello sviluppo agricolo quanto un’affermazione concreta del possesso sui territori contesi con Venezia.

06

Carolina Rosatti, la Maestra di Piano, Arti Grafiche Diemme, Taglio di Po, 2011

L’opuscolo, realizzato dall’Amministrazione comunale di Ariano nel Polesine (2011, sindaco G. Chillemi), scritto con la collaborazione di Fabio Casellato e arricchito di foto inedite private, è stato diffuso in occasione della cerimonia di intitolazione della piazza della frazione di Piano a Carolina Rosatti, maestra elementare, autrice di un volume rimasto a lungo inedito (Aneddoti e ricordi della mia vita), successivamente pubblicato in copia anastatica. Il libretto (32 pagine), ne riporta la sintesi, sufficiente a delineare nettamente una personalità di straordinario valore umano e professionale, votata al miglioramento culturale e sociale della comunità. Tuttora presente nella memoria collettiva, Carolina è rimasta nel cuore di molti alunni che, diventati adulti, non l’hanno mai dimenticata. Lo dimostrano le testimonianze, riportate in appendice, di alcuni anziani del paese, ricavate da interviste basate sulla conversazione guidata e sulla libera scelta dell’uso della lingua (italiano o dialetto). Ne esce un quadro vivace, veritiero, a tratti commovente (“…mi quand ca vag al simitèri, a vag a catàr la maestrina…).

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La questione dei confini fra Venezia e Ferrara nell’isola di Ariano e la Linea dei Pilastri (1735-1751), Arti Grafiche Diemme, Taglio di Po, 2014

Verso la metà del Settecento le potenze europee avevano promosso iniziative volte a definire i confini di Stato contesi mediante trattative diplomatiche con l’intervennero sul campo di delegazioni locali, ingegneri e periti che concordarono la posa in opera di cippi confinari. Anche in Italia gli Stati affrontarono e risolsero molte questioni riguardanti le giurisdizioni territoriali. Il primo accordo di questa stagione europea riguardò l’isola di Ariano. Il 15 aprile 1749, dopo lunghi e complessi negoziati condotti a Venezia, i plenipotenziari del pontefice riformatore Benedetto XIV Lambertini e il doge Pietro Grimani sottoscrissero il trattato di aggiustamento di una dura vertenza che risaliva al periodo precedente il Taglio di Porto Viro irrisolta per i molti nodi politici ed economici che implicava. I grandiosi 50 pilastri di pietra, costruiti di comune accordo e a spese comuni, conferirono un aspetto suggestivo al paesaggio dell’isola e riportarono una sostanziale tranquillità tra arianesi e tagliolesi. “Esprimo la convinzione, spero non illusoria – scrive l’autore – che queste pagine rappresentino un’esperienza riuscita di giusto equilibrio tra storia locale e storia generale. I due piani si intrecciano e si compenetrano. E mentre fanno scoprire la sottile capacità argomentativa di alcuni esponenti di primo piano della diplomazia pontificia e veneziana, e perciò europea, propongono al lettore una rivisitazione minuta di una parte del territorio settecentesco dell’isola di Ariano attraverso le relazioni di eccellenti periti ed ingegneri, espressione di una cultura del territorio e delle acque forse non adeguatamente approfondita dalla ricerca storiografica”.

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Ariano nel secolo dei Lumi. Comunità, parrocchia, territorio (1700-1799). Apogeo Editore, Adria 2018

L’opera è il frutto di una paziente ricerca archivistica e bibliografica per soddisfare il desiderio dell’autore di compiere un più ampio percorso conoscitivo del passato della sua terra. A differenza dei precedenti lavori che trattano temi specifici (e comunque inseriti in un contesto, come le lotte contadine del primo Novecento, o il taglio di Porto Viro, o la questione dei confini nell’isola di Ariano), la periodizzazione abbraccia un secolo, il Settecento, secolo dei Lumi. Il lungo periodo compensa la debole presenza e talvolta la mancanza di documentazione riguardante l’ambito locale, cui si è sopperito con l’individuazione di alcune linee guida alle quali ricondurre fatti e avvenimenti. Queste direttrici (comunità, parrocchia, territorio, con le rispettive ramificazioni) rappresentano le chiavi di lettura per evitare il rischio della frammentazione. Per ottenere un quadro, per quanto possibile, completo, ha collocato i fatti locali in un contesto di più ampio respiro, accennando sia alle strutture politico-amministrative (Stato pontificio, legazione di Ferrara, di cui la Terra di Ariano era parte integrante), sia alle sciagurate guerre di successione che sconvolsero la penisola nella prima metà del Settecento. 
Antonio Lodo, nella sua articolata e pregevole prefazione, ha scritto:
“Tumiatti dichiara all’inizio cosa lo ha spinto a quest’opera… un suo personale interesse culturale, e insieme il desiderio di ripercorrere il passato della sua terra. È una ricerca di radici che, mentre documenta tutte le possibili memorie e i percorsi rintracciabili fra i libri, gli archivi e i segni fisici individuabili nel territorio, registra anche la lontananza e la diversità di condizioni di vita economiche e sociali, di istituzioni, di rapporti civili e politici, di mentalità e cultura generale. E ciò porta l’autore a una consapevolezza storica che diventa consapevolezza sociale e umana; al riconoscere in quelle vicissitudini, in quella perenne fatica di affrontare e governare i problemi delle acque e della terra, le fibre riposte di una Comunità che è la sua. Vi riecheggiano, mi pare di poter dire, quelle ungarettiane occulte mani che di generazione in generazione, per vie anche famigliari, un po’ intridono pure lui, rimescolato e riconosciuto in qualche modo nello scorrere e nel torbido delle acque, nel faticoso, incessante costruire di argini, di ripari, di case, di chiese... Non si tratta di identificazione con quelle storie e quegli uomini, ma di consonanza, di condivisione nel profondo di una vicenda umana plurisecolare, declinata in tanti destini diversi eppure qui accomunata da un sentimento quasi carsico di pietas: si vedano le sue parole sobrie, le sue considerazioni quasi trattenute sulla vita concreta, sempre precaria e faticosa, per tanti e tanti avara di tutto, di quella Comunità. Dopo i lavori ampiamente meritori di G. Cristi e di O. Turolla, Tumiatti ha saputo dipanare con ricchezza documentaria esemplare e con ammirevole capacità di lettura storica i fili del lungo percorso, fino all’altro ieri dell’esordiente ‘800, da cui proviene l’attuale isola di Ariano. D’altronde, come ha scritto T. S. Eliot, avere senso storico significa essere consapevoli che il passato è passato, ma anche presente”. 

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Corbola nel Settecento.  Comune di Corbola, 2019

“Le motivazioni che mi hanno portato alla stampa di questo saggio storico sono molteplici. Dalla lettura della prima stesura propostami dal prof. Aldo Tumiatti, già due anni fa, si è via via consolidata la convinzione che la pubblicazione sia un atto opportuno e doveroso. A rafforzare la certezza che si tratti di un lavoro degno di attenzione, non solo per i ricercatori e gli studiosi, ma per tutte le persone di Corbola (e non solo), è stata la lettura del primo contributo di William Balsamo Regole per il buon governo delle comunità di Ariano e Corbola nella prima metà del Settecento (Minelliana, Rovigo, 1996) dove Luigi Contegiacomo, nella sua presentazione diede risalto al concetto “… che la principale spia del reale spessore economico, amministrativo, sociale e culturale di una comunità è da ricercarsi innanzitutto nella quantità e qualità di memoria scritta che questa è riuscita a produrre e a tramandare ai posteri”. In questo contributo il prof. Tumiatti, annoverabile tra gli studiosi di storia locale più apprezzati del nostro territorio, attraverso la meticolosa proposizione di particolari apparentemente trascurabili (citazioni di nomi, date, possessioni, descrizione di luoghi e cose) con una narrazione puntuale e precisa, offre i dettagli di un quadro straordinariamente ricco sotto il profilo storico, sociale, culturale, psicologico, economico ed amministrativo. Egli, in qualche modo, senza lasciarsi andare a facili interpretazioni, rimanendo fedele alle fonti documentarie, permette al lettore di investigare, nei gesti dettati dalle consuetudini della vita quotidiana, nelle controversie raccontate, nei rapporti di potere che traspaiono dagli atti, l’autentico carattere dei tempi. Permette al ricercatore, parafrasando Carlo Ginzburg, di accedere ai dettagli storici marginali ma rivelatori. Sintomi (direbbe Freud), indizi (direbbe Sherlock Holmes), segni pittorici (direbbe Giovanni Morelli) ma tutte tracce infinitesimali che consentono di cogliere una realtà più profonda, altrimenti inattingibile. Ed è in queste pagine, ad esempio, che veniamo a scoprire che nella vecchia chiesa di Corbola, la quale giaceva sull’attuale piazza Chiesa, si trovava un quadro di Tiziano (si presume Tiziano Vecellio, Pieve di Cadore 1488 – Venezia 1576) ed un organo a nove registri. Di quest’ultimo si conservano le canne nella cripta dell’attuale Chiesa parrocchiale dedicata, come allora, a Santa Maria Maddalena, mentre del quadro (si presume già di valore a quel tempo in quanto riceve risalto sui documenti) si sono perse le tracce. Curiosa la modalità descrittiva, minuziosa, particolareggiata delle possessioni da mettere in relazione alla mancanza di un catasto (istituito in Italia da Napoleone solo nel 1807), alla difficoltà di riferirsi a punti fermi perché distrutti dalle frequenti alluvioni e alla difficoltà di basarsi su cartografie fedeli. Aspetto inopinato ed altrettanto curioso è stato scoprire l’autonomo e democratico (per i tempi) ordinamento amministrativo, dove aspetti civili e aspetti religiosi si fondono senza confondersi, restituendo un’immagine di una piccola ma vivace e coesa comunità. Ecco che la lettura di queste pagine diventa l’occasione per aggiungere un tassello alla comprensione della propria e della comune identità Corbolese, un contributo verso la consapevolezza della propria origine e storia… A nome della mia “piccola ma vivace comunità” desidero ringraziare il prof. Aldo Tumiatti per aver rivolto la sua attenzione di storico e studioso verso il nostro passato, il prof. Valentino Zaghi, storico di fama nazionale, per aver accolto con prontezza e professionalità l’invito per l’introduzione al testo e il prof. Giuseppe De Santis per aver seguito con la pazienza di un padre la stampa e la grafica del volume”.

(Presentazione di Michele Domeneghetti, Sindaco di Corbola)

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