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La cronaca non va confusa con la storia, essendo questa un’attività che necessita di strumenti metodologici, valutazioni critiche e interpretazione dei fatti non influenzati dalle ideologie. Ma dà comunque un affresco, un quadro, spesso vivo, pulsante, anche conflittuale, ma utile per capire la complessità della realtà, il clima di una comunità, di un periodo e la percezione che i contemporanei ne avevano.

Articoli di cronaca locale 1900-1912
a cura di Aldo Tumiatti 

Anno 1903

Corriere del Polesine 11 gennaio 1903.  Importanti scoperte nel Basso Polesine a San Basilio
“Attraverso la fitta nebbia di ieri sera sono venuto ad Ariano per visitare le antichità disseppellite in questi giorni a San Basilio, piccolo villaggio lontano da qui 6 chilometri circa. Il signor Federico Violati ha già in casa sua un pezzo di pavimento a mosaico di mq 1,40 x 1,00: è un vero cimelio. Il disegno è rozzo, un po’ confuso, ma i quadretti son tutti di pietre dure. Sul fondo bianco spiccano, oltre al nero, l’azzurro, il verde, il giallo con tutte le loro gradazioni; dei topazi, lapislazzuli e lapilli. Da un lato che forse era il mezzo del tempio o sala, entro un circo sono raffigurati due volatili (pavoni) maschio e femmina. Il pavimento si può far risalire ai primi secoli dell’Era Volgare (dopo Cristo), appoggiandosi, se non altro, ad una bella moneta dell’imperatore Adriano trovata nei medesimi scavi”.

Corriere del Polesine 22 gennaio 1903. I gravi fatti di Ariano
“Lunedì alle 11,30, trecento operai scioperanti si trovavano raccolti in prossimità del macchinario di Bonifica di Ca’ Vendramin avendo rifiutato i soliti prezzi dell’Impresa. Essi invasero la vicina vendita di vini e liquori del Cristi, dove dopo continuate e copiose libagioni s’infervorarono in una discussione.
Nacque una rissa. Intervennero i carabinieri che furono assaliti bruscamente dagli operai infuriati con badili e zappe minacciati e colpiti”. Per sottrarsi al pericolo grave i carabinieri si difesero facendo uso della baionetta ed un operaio troppo incalzante venne ferito. Così riuscirono a metterei ferri al capo, certo Contro Emanuele, e a diversi altri più riottosi. L’ordine fu subito ristabilito. Interrogata dalla Polizia, l’impresa dichiarò di trovarsi nell’impossibilità di far proseguire i lavori di scavo del Canale Veneto, il solo nel quale si potrebbe occupare un numero rilevante di operai, poiché il Consorzio di Bonifica di Ariano proibì la continuazione di questo lavoro dovendo prima essere eseguito un altro lavoro non prescritto dal progetto di Bonifica e per il quale si dovrebbero fissare nuovi prezzi. L’impresa dichiarò che non avrebbe ripreso i lavori prima della risoluzione della vertenza. Gli arrestati furono condotti al carcere di Adria e l’operaio ferito al civico ospedale: i medici non si sono pronunciati essendo piuttosto grave. Venne pure ferito leggermente il brigadiere di Adria. L’impressione di questi dolorosissimi fatti è enorme”.

La Questura locale riferì i fatti nel modo seguente:
“Al mattino del 20 corrente nella borgata denominata Ca’ Vendramin (Ariano Polesine) l’arma dei RR. Carabinieri nel procedere all’arresto di Contro Antonio responsabile di oltraggio da parte di questi e di parecchi suoi compagni tra cui certi Crepaldi Vincenzo, Milani Gaspare, Trapella Gustavo, tutti braccianti del sito, incontrò aperta resistenza al punto che il comandante la stazione dei Carabinieri, Brigadiere Prevedello Giuseppe, riportò un morso alla mano destra guaribile in 5 giorni ed i braccianti Crepaldi, Milani e Soncin una ferita di baionetta il primo alla regione ombelicale guaribile in tre giorni, il secondo al braccio destro guaribile in due giorni, e il terzo all’avambraccio destro, di nessuna gravità.  Furono subito tratti in arresto e condotti al carcere di Adria Emanuele Contro e parecchi suoi compagni”.

Corriere del Polesine 23 gennaio 1903. Richiesto un rinforzo di carabinieri ad Ariano
“In seguito ai fatti sopra riportati il Sindaco di Ariano ha chiesto un rinforzo di carabinieri. Vi confermo nel modo più assoluto che il loro comportamento fu paziente, checché ne dica il
corrispondente del Gazzettino, che ha fatto oggi ammenda di quel che ha scritto ieri”.

Corriere del Polesine 13 febbraio 1903
“Altri dieci individui furono denunciati per violenza e resistenza apposta ai Carabinieri il 20 gennaio a Ca’ Vendramin. Il processo chiarirà la loro situazione. Continuano le indagini della Polizia per le prove che condurranno alla condanna dei colpevoli”.

Corriere del Polesine 24 marzo 1903. Furti vari ad Ariano
“…nella stalla una botte contenente 400 aringhe……un cavallo, cavezza e portastanghe……tagliate varie piante di salice per far legna …27 pertiche e 13 ramoscelli di salice del valore di lire 3,50……furto di cocomeri…”.

Corriere del Polesine 5 aprile 1903. Riprende lo scavo dello scolo Veneto Abbandonato
“Ieri la Presidenza del Consorzio agli Scoli dell’Isola di Ariano ha approvato all’unanimità lo scavo dello scolo
Veneto Abbandonato, cominciando dal ponte della Scala, sino al suo sbocco nella nuova inalveazione del Veneto, per l’importo di lire 8.500 da aggiudicarsi mediante esperimento d’asta. Quindi ha votato concordemente la massima di proseguire lo scavo del Veneto Abbandonato nella tratta compresa tra la Svolta Mischiatti e il ponte Cornera (lire 3.200, da conferirsi mediante esperimento d’asta”.

24 aprile 1903. Il Commissario distrettuale di Adria al Prefetto di Rovigo
I
l sottoprefetto di Adria informa il suo superiore sulla disoccupazione operaia nel Comune di Ariano Polesine.

“…il 21 corrente, verso le ore 19, si presentarono al signor Sindaco di Ariano Polesine 45 operai disoccupati chiedendo lavoro. Non sapendo come provvedere, non essendovi lavori comunali da eseguire e compenetrato dalle loro necessità, il Sindaco li occupò per la giornata del 22 corrente nei propri fondi adibendoli in lavori campestri. Ciò malgrado verso le ore 18 del 22, circa 100 braccianti si portarono in quel Municipio per lo stesso motivo, e mercé la cooperazione della prefata autorità vennero occupati dai proprietari del luogo in lavori agricoli per questi pochi giorni della corrente settimana. Intanto la disoccupazione minaccia di farsi più sentita, poiché difettano nel modo più assoluto i lavori campestri e quelli della bonifica, e si prevede che tra qualche giorno la massa dei disoccupati assumerà una notevole proporzione; per la qual cosa, a prevenire disordini, sarebbe opportuno che l’impresa del marchese Medici riprendesse subito i lavori di scavi, ultimamente sospesi, degli scoli Brenta e Veneto, nei quali troverebbero posto non pochi braccianti”.

Il commissario chiese l’intervento del Prefetto affinché sollecitasse il Marchese Medici, assuntore dei lavori di bonifica, all’escavo del canale detto Scolo, sito in territorio del Comune di Taglio di Po. Conclude:

“Presentemente l’ordine pubblico si mantiene inalterato, nondimeno ho disposto la necessaria, attiva sorveglianza, ma purtroppo la disoccupazione ognora crescente minaccia da ogni parte. La S.V. Ill.ma, cui stanno tanto a cuore e la sorte dei poveri disoccupati e la tutela dell’ordine pubblico saprà…trovar modo…di far eseguire tutti quei lavori che sono possibili e che varranno a lenire tanta miseria e a togliere una situazione che va rendendosi ogni giorno più incresciosa”.

Il Sindaco Violati rispose con telegramma, alla richiesta del Prefetto: “Il Marchese Medici, da informazioni assunte, risulta trovarsi a Roma”.

Corriere del Polesine 28 aprile 1903. Buone notizie per i disoccupati di Ariano
“L’Impresa Medici… a breve principierà un lavoro nel quale potranno essere occupati 300 braccianti. Si spera che non si avrà più a lamentare la disoccupazione che anche qui perdura da circa una settimana”.

Corriere del Polesine, 1 maggio 1903. Ariano. Previsti lavori di scavo dello scolo Veneto
“Alcuni braccianti partirono ieri alla volta di Bondeno per essere occupati in certi lavori di scavo canali. Presentemente qui vi è necessità di lavoro, ma fra non molto verrà iniziato il lavoro di escavo di un tratto dello scolo Veneto ed ivi saranno occupati circa 200 braccianti. Quest’ultimo lavoro fu assunto per licitazione privata dal signor Giovanni Sponton di Taglio di Po”.

Corriere del Polesine 9 giugno 1903. Nuove scoperte archeologiche a San Basilio
“Durante i lavori per la sistemazione dello scolo Brenta, alcune settimane fa, sono venute alla luce delle antichità. Ieri sera feci una rapida corsa alle varie abitazioni degli operai che hanno preso parte a quei lavori, per osservare eventualmente qualche reliquia scampata all’involontario vandalismo. Ho visto anfore singolarissime per la forma, frammenti di robusti vasi di vetro di un verde carico, frammenti di scodelle di terra lavorate esternamente in finissimo rilievo. Ho visto laterizi (mattoni, tegole) che portavano questi bolli: PANSIANA I-MPANIO A VGPI. Mi furono presentate anche delle monete: sopra una in bronzo, modulo grande, mi è sembrato di vedere l’appellativo Germanicus; altre due in rame, moduli medio e piccolo, lasciavano leggere il nome dell’imperatore Antonino Pio. Altre monete si riferivano a Tito Flavio Domiziano. Degni di nota sono una chiavetta ed alcuni chiodi di bronzo, coi quali gli antichi intendevano fissare simbolicamente alla volta infinita dell’eternità il ricordo dell’ultimo tributo reso agli estinti. Ho visto grossi denti di cinghiale e un canestro pieno di conchiglie. Trattasi di tombe dell’epoca romana. Certamente non sono una novità nel campo dell’archeologia; le scoperte sono comuni, ma hanno un’importanza locale”.

Corriere del Polesine 1 dicembre 1903. Impianto idrovoro di Ca’ Vendramin
“Un’opera ammirevole per imponenza di mole, pel suo perfetto funzionamento e la sua grande utilità, perché prosciuga 12.000 ettari di terreno, è l’impianto idrovoro della bonifica di Ariano situato nella frazione di Ca’ Vendramin e collegato con altri due impianti secondari che sorgono a 5 km di distanza nelle località Argana e Cappellona. Oggi la bonifica può considerarsi terminata, sebbene vi sia ancora lavoro per qualche mese perché i macchinari funzionino completamente. Essa è costata quattro anni circa di lavoro che rappresenta un capitale di circa 5 milioni di lire, ma la redenzione economica dell’Isola è assicurata e su questa terra brilla finalmente il sole dell’avvenire. (G. Sisti)

Cenni sulla bonifica dell’Isola di Ariano

Antonio Zecchettin di Castelleone, l’ingegnere che “progettò, attuò, diresse la bonifica dell’Isola di Ariano, tramutando la desolata palude in ubertosa campagna”, accennò nel 1908 in questi termini all’impresa che ebbe risonanza anche fuori i confini d’Italia:


“Il territorio bonificato misura 12.180 ettari ed è diviso in tre comprensori. Il maggiore (ha 10760) si estende dalla Punta di Santa Maria alla strada del Campo, fra gli argini sinistro del Po di Goro e destro del Po di Venezia e di Gnocca (Donzella), che ne formano con la strada stessa, i confini naturali. Il comprensorio di ettari 1.100 è compreso fra la strada del Campo, l’argine destro del Po di Gnocca, e l’argine sinistro del canale di scarico, e l’ergine di chiusura alla località Liè che quale confine artificiale, venne eseguito per separare il territorio bonificato da quello della tenuta Oca Sagreda, Ca’ Lattis, Ivica e cui proprietari ne chiesero l’esclusione. Il comprensorio più piccolo di ha 320 si estende per lunga e stretta zona fra la detta strada del Campo, l’ergine destro del canale di scarico, l’argine sinistro del Po di Goro e l’argine di conterminazione alla località Giolo che la separa artificialmente dall’altra stretta e lunga zona, esclusa dalla bonifica per ragioni di tornaconto. Nel mentre però i centri idrovori sono tre, il centro meccanico è unico, situato in località Ca’ Vendramin, quasi all’estremo inferiore del comprensorio maggiore. In questo centro meccanico si produce l’energia elettrica che, mediante trasmissione ad alto potenziale di 3000 volts, viene distribuita alle idrovore dei due comprensori minori. Il comprensorio di ettari 10.760 venne asciugato da 4 separate idrovore della portata complessiva di 11.000 litri; gli altri minori da pompe centrifughe mosse mediante cinghia di trasmissione da motori elettrici asincroni, (che trasformano il segnale elettrico in segnale meccanico) mentre le pompe del comprensorio maggiore sono mosse direttamente dalle motrici a vapore, del tipo Wolf Tandem.

Le stazioni generatrici e ricevitrici della forza elettrica sono collegate da linea telefonica sostenuta dagli stessi pali della trasmissione elettrica. Altra linea telefonica ad un solo filo collega gli Uffici consorziali di Ariano con lo stabilimento idrovoro principale. Questo, a cui sono connesse comode abitazioni con adiacenze per il personale di macchina, cioè per due macchinisti e quattro fuochisti fissi e che ha, quali altri annessi, un’ampia officina con le necessarie macchine utensili per le riparazioni, un magazzino per lubrificanti, uno per materiali diversi, due vasti magazzini di deposito carbone due locali per l’Amministrazione, è illuminato a gas acetilene.
La grande sala macchine dello stabilimento idrovoro principale è dotata di gru scorrevole. Lo stabilimento è pure dotato di registratori del livello dell’acqua nel bacino d’arrivo e di scarico che fissano con la rappresentazione grafica la storia della macchinazione. Nello stabilimento idrovoro principale si trova una completa stazione meteorologica con apparecchi scriventi (barometro, igrometro, termometro, pluviometro) per poter presumere e regolare meglio la macchinazione.
Non è fuori luogo far notare che il pluviografo ha registrato cadute dalle ore 12 del giorno 25 alle ore 12 del giorno 26 ottobre 1907 150 mm di pioggia ad Ariano e 105 mm allo stabilimento idrovoro principale. Malgrado tale straordinario fenomeno meteorico, l’asciugamento del Consorzio poté prontamente essere condotto allo stato normale, senza danno anche al culmine della piena, mercé la forza delle macchine e l’ampiezza dei canali.
Lo stabilimento idrovoro principale copre 2.000 mq circa ed è costato circa 380mila lire senza, ben s’intenda, le macchine. L’importo complessivo dei lavori per le arterie principali di bonifica ed escluse quindi le opere complementari, in parte eseguite e in parte da eseguire, sale a lire 3.589.787.70. così divise:
- movimenti di terra per apertura canali e formazione argini di confine del territorio bonificato £ 3. 1.519.365,66; manufatti £ 828.348,17; asciugamenti £ 198.000; rivestimenti e protezioni di sponde con argilla e pali fitti £ 279.319,71; demolizione vecchi manufatti £ 1.154,21; incigliature (raddrizzamento dei cigli del terreno), seminagioni, consolidamenti stradali £ 51.999,95; macchinari £. 230.000.  A queste si devono aggiungere circa £ 820.000 per espropriazioni, spese di compilazione progetti amministrazione, direzione e sorveglianza e quindi risulta che l’importo di aggira intorno al preventivo dei lavori compresi nel Decreto di concessione del 7 marzo 1900, fissato il £ 4 .411.176, 26.
Lo sviluppo dei canali aperti, allargati e approfonditi con la detta somma misura circa Km 75. Furono scavati circa 2.300.000 di materie alluvionali, di cui 1.500.000 circa con potenti piro draghe (draghe munite di apparato motore a vapore). Altri 100.000 metri cubi furono prelevati da cave di prestito per la formazione degli argini di confine inferiore del territorio bonificato. I tratti di canali in sabbia e torbe furono rivestiti con argilla qua e là presidiati al piede acciò si mantengano aperti e conservati. (1)
Oltre i 3 accennati stabilimenti idrovori principali furono costruiti 24 ponti in muratura ad una o più luci e due ponti chiavica ad una luce per moderare e imbrigliare le acque alte, 11 tubazioni in cemento di sopra passaggio attraverso i canali, oltre moltissime allo stacco delle fosse private. Furono costruiti 81 chiavicotti in muratura pure di sbocco per mantenere nelle campagne durante l’epoca estiva le acque di pioggia o di erogazione dai rami del Po a scopo domestico o di abbeveraggio degli animali od agricolo per le macerazioni, una chiavica emissaria con casa del guardiano. (2)
I lavori principali contemplati dal decreto di Concessione, furono eseguiti dall’Impresa Luigi Medici di Roma; i macchinari a vapore con le pompe centrifughe furono forniti dalla rinomata ditta Neville di Venezia e quelli elettrici dallo A.E.G. di Berlino, sempre a mezzo dell’Impresa Medici.
Mercé la potenzialità delle macchine e la larga distribuzione degli ampi canali adduttori, il territorio dell’Isola di Ariano venne anche nei periodi di piogge fortissime prontamente prosciugato e siccome le macchine funzionano dal 3 settembre 1903, la trasformazione agricola si può dire ormai compiuta.
Là dove prima stagnavano le acque, sorgono rigogliose le messi, dove prima infestava la malaria si ergono sane case coloniche foriere non solo di benessere igienico, ma di ricchezza, perché il terreno è eminentemente granifero. Esso offre persino 30 quintali in media per ettaro di frumento, produzione che non ha nulla a invidiare alle produzioni inglesi tanto decantate”. I proprietari sono stati largamente compensati, basti dire che i terreni dell’Isola hanno triplicato il loro valore, anzi alcuni lo hanno assunto poiché prima della bonifica lo avevano in misura esigua. L’aggravio consorziale non può dirsi eccessivo, anzi è inferiore a quello di altre bonifiche, poiché l’aggirarsi mediamente intorno a £ 18 per ettaro variando da un minimo di £ 0,85 per i terreni di duna (circa 980 ettari), i quali essendo improduttivi pagano il solo beneficio igienico, ed un massimo di £ 27 per i terreni coltivabili maggiormente beneficati”.
(1)    I presidi al piede sono opere di altezza limitata, costruite a difesa del piede delle sponde di piccoli corsi d'acqua e canali. Queste strutture vengono realizzate in corrispondenza di un punto particolarmente importante per la stabilità della sponda: il piede infatti è il punto in cui si concentrano gli sforzi di taglio nel terreno è la fascia soggetta ai maggiori valori di sforzi tangenziali dovuti alla corrente ed è la zona sommersa e/o soggetta ai cicli di imbibizione e disseccamento.
(2)    La chiavica emissaria è una costruzione in mattoni posta alla fine di un canale di scolo. Ha la funzione di regolare il livello dell’acqua a monte e lo scarico del corpo idrico in ci si immette.

Carolina Rosatti, maestra elementare di doti non comuni, nota per aver lasciato nella comunità di Piano un ricordo indelebile del suo operato, scrisse qualche anno dopo il completamento della bonifica nel suo diario “Aneddoti e ricordi della mia vita”:

“La bonifica aveva portato alla nostra frazione grandi cambiamenti ed immensi benefici. Le strade in ghiaia, i ponti nuovi, agevolavano la viabilità di tutta l’isola, aumentandone quindi il commercio. I terreni asciugati richiedevano lavoro e quindi più mano d’opera. L’aria era più salubre e quindi minori i malati di malaria, tifo. Le terre prima coltivate a riso o paludose, ora davano abbondanti raccolti di grano, canape, bietole. Le donne lavoravano il terreno asciutto zappando, sarchiando, mietendo il grano, mentre prima dovevano lavorare nell’acqua con le gambe gonfie per la raccolta del riso, del caretto, della caresina e di altre erbe palustri. Ora avevano tutti un tozzo di pane da rosicchiare. Ora anche le contadine vestivano abiti alla moda, non andavano più a piedi nudi o a zoccoli di legno, ma avevano le calze, sandali, scarpe di gomma. Non si vedevano più i capelli arruffati, ma cominciavano a tosarsi, a lavarsi…insomma faceva capolino la civiltà, tra questo popolo abbandonato quasi, ma non privo di dignità”.

Corriere del Polesine 8 dicembre 1903. Conferenza agraria
“Oggi il dottor Domenico Borea, direttore del Consorzio Agricolo del Basso Polesine, ha tenuto nella sala dei plebisciti un’importante conferenza sul tema: La cooperazione nell’agricoltura moderna. Al banco presidenziale sedevano l’egregio nostro Sindaco sig. Violati Gaetano e gli assessori Ricci e Tumiatti Carlo. I punti più salienti della conferenza sono stati i seguenti: a- differenza fra agricoltura antica e moderna; b - Le associazioni agrarie concorrono al progresso; c - invito agli agricoltori a farsi soci dell’Associazione Agraria del Basso Polesine. Si fa strada l’idea di dare nei giorni di mercato, consigli gratuiti in un’aula del Municipio”.

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